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La riduzione del(le) pene
Quest’oggi la Giustizia ha rinunciato
alla sua residenza in Tribunale
perché un gruppetto, ch’era processato,
se l’è cavata infine, e niente male.
Mora, Minetti, Fede e l’esaltato
uomo che fu il sovrano dell’Arcòre
ricevon la sentenza dello Stato
che riconosce l’unto del Signore
solo ad avere al tempo consumato
della fanciulla il dono più segreto.
E non mi riferisco al corpo usato,
bensì all’età cui è giusto porre veto
violare, come è chiaro ed è scontato,
dalla legge di Dio, ch’è regolare,
e d’uomo che si voglia rispettato.
Si parla allora di quel “lupanare”
dove operava in fede l’imputato
Fede, della Minetti gran sciampista
che un tempo la regione ha governato.
Ecco poi Lele Mora, già nudista,
(basta la sola idea a mozzare il fiato),
pentirsi a tempo, come un camorrista.
E se alla fine corte son le pene
vuol dire che non è finita bene.
Pensavo fosse amore… invece era interesse
Nicole, che impareggiabile Donzella!
Come difende il suo benefattore!
Ha fatto ciò che fece per amore
senza secondi fini nè parcella
Al Giudice che in aula la interpella
risponde un po’ piccata e con dolore:
“Davvero non capisco il disonore
dei fatti di cui tanto si favella”
D’altronde è chiaro, Papi s’accompagna
a chi è procace ed alta di statura
seppur non sia dotata di cervello
Alla domanda: “Chi per te è un modello?”
Nicole rispose pronta: “La Ventura,
seguita a ruota da Mara Carfagna”*
*La risposta è stata data realmente durante un’intervista rilasciata al programma “Le Iene”
La guerra dei Vent’anni
Ci trovavamo insieme io e il mio Vate,
Si dava un’occhiatina a quel canale
Le cui frequenze mai furon pagate.
mandavano per l’aere uno Speciale,
oscure a me vicende ivi narrate.
Sapevo che c’entrava un tribunale,
Il resto mi sembravano cazzate.
Mi chiesi: «cosa son queste storielle
che rendon le persone interessate?».
Per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle
genti che fulva donna sì gastiga? ».
«Il primo di color di cui novelle
saper chi sia vuoi prenderti la briga?»
«Fu imperatore dalle molte regge.
Mai il il vizio di rubar fu messo in riga,
che corruzion fé licita in sua legge,
per torre il biasmo in che era condotto.
Ell’è Berlusconì, di cui si legge
che succedette a Licio, da esso edotto:
di Roma Re divenne, da plebeo.
L’altra è colei che cela col cappotto,
da suora, un microscopico pareo:
Nicole, che fu igienista e poi zarina.
Karima vedi, per cui tanto reo
Silvio sedusse, quella signorina,
protetta, disse, d’un Capo di Stato.
Galeotta fu una telefonatina,
per questo dovrebb’esser giudicato,
ma di Giustizia ignora ogni precetto.
“Mi vogliono far fuori!”, ha dichiarato.
“Si tratta di sovietico sgambetto,
dei Magistrati questa è una trovata!”.
…Dalla sola Giustizia, egli è ‘l’oggetto»
Mi fa il Vate, con voce disperata.
«Ma ancora c’è chi crede alla scemenza,
che lui non l’ha sfruttata ma salvata,
dal vivere l’orribil esistenza,
di meretrici, prone o genuflesse?»
Mi chiedo se non fosse coincidenza,
Che ‘l cuore a grande gnocca rivolgesse
Potresti, caro Silvio, per coerenza
Portarti a letto anche ragazze cesse?
O selezioni la beneficenza?