I due fanciulli
Liberamente riadattata dalla poesia “I due fanciulli” di Giovanni Pascoli
In quel di Roma, ai garruli trastulli
erano intenti, nella pace d’oro
lassù a Palazzo Chigi, i due fanciulli.
Nel gioco, serio al pari d’un lavoro,
corsero a un tratto, tra i drappi vermigli,
tra lor parole grandi più di loro.
Guardò Matteo negli occhi, due cipigli
non più veduti, ed Angelino, esangue,
trovò le palle e sfoderò gli artigli,
e in cuore un’acre bramosia di sangue:
ancor rivali, altro che fratelli!
d’Italia la riforma intanto langue
E tu, Re Giorgio (a cui non più i capelli
far perder non si puote), intervenivi
su loro, e li staccavi, i lioncelli,
«Al lavoro!» intimasti «ora, cattivi!»
Dopo la punizion, Napolitano,
tornò da loro, ed esplorò col lume
tremante un po’ dalla vegliarda mano.
Guardò sospeso; e buoni oltre il costume
li vide cooperar, quasi a braccetto
con le lor bianche aluccie senza piume;
Pensò, di sè entusiasta: «ora è perfetto!»
Pubblicato il 26 febbraio 2014, in Politica (Inferno) con tag Alfano, Angelino, governo, larghe intese, Matteo, Napolitano, Palazzo Chigi, Re Giorgio, Renzi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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