Ode al Geometra Calboni (Ventilatio intestinalis putrens)

Col tondo sonor suo, come zampognaGeometra Calboni
l’aere quivi profuma a guisa d’ova
marcia che puzza assai più come fogna

‘scoltando oggniddì un’insolenza nova
che ogne collega attestagli a gran fiato
di cui elli gode e nòve a stil ne prova.

Diconsi quando fa che se n’è andato
di tanto dé sonar lo suo dileggia
che cul suo è sì cantor ben impostato !

Giammai si scusa al rifuggir scoreggia,
ché mai seder d’umano fu silente
di notte in sera, assai e finché n’albeggia.

Pur ver n’è che alcheduna fu fetente !
“Ma trattenerne è malo e fa mal sangue”
lui dice, e ne rimbomba una potente !

Mai cul disse che fiato ivi ne langue
urge che n’esca in pompa che n’attenda
lo fiato ch’è di vero purosangue!

L’ammise: l’ultima fu tanto orrenda
che pure al gatto insonne fé paura
al punto che via mosse sue pudenda.

Infilò in portoncin di zona oscura
in fuga dal fetor che sì possente
invase in voluttà codeste mura.

Poi con passo felpato e assai silente
lo muso mosse indietro all’uscio amico
sperando che l’odor foss’ora assente

“Padron mio, sai, io qui ed ora ti dico
che codesto stanzino è assai ‘mpestato
che morta pure è la pianta di fico

Io son lo gatto e me ne son andato
e a lungo fuori di quivi or sai ne resto
per non dormir tra i fumi del tuo sfiato.”

Non dicesi quanto l’odor funesto
finanche in tren triviava le cuccette !
bisogna farl’uscire ! Fare presto!

Informazioni su Publio Virgilio

Di là per quel ner loco compagnai / colui che dai viventi a infer discese / dal canto di quell'estro or qui tornai

Pubblicato il 18 aprile 2014, in Amenità (Paradiso) con tag , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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